Legal Business Skills for Europe (LBSE) 2018

“Chi è dotato delle giuste competenze può aspirare a occupazioni di qualità”

Così esordisce la “Nuova agenda per le competenze per l’Europa – Lavorare insieme per promuovere il capitale umano, l’occupabilità e la competitività”, stilata dalla Commissione Europea a giugno 2016.

In tal senso il progetto della Summer School “Legal Business for Europe”, che ha ottenuto il supporto da parte della Consulta europea del Consiglio regionale del Piemonte, mira a fornire un valore aggiunto alla tradizionale formazione accademica mediante l’utilizzo di strumenti di [lightbox type=”inline” src=”#formale-non-formale-informale”] apprendimento non formale e informale[/lightbox], e l’acquisizione di competenze trasversali (soft skills).

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DEFINIZIONI DI APPRENDIMENTO FORMALE, NON FORMALE E INFORMALE (ex decreto legislativo del 16 gennaio 2013, n.13

Apprendimento formale

Apprendimento che si attua nel sistema di istruzione e formazione e nelle università e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, e che si conclude con il conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica o diploma professionale, conseguiti anche in apprendistato, o di una certificazione riconosciuta, nel rispetto della legislazione vigente in materia di ordinamenti scolastici e universitari Si tratta cioè di un apprendimento erogato in un contesto organizzato e strutturato, appositamente progettato come tale che di norma sfocia in una convalida/certificazione.

Apprendimento non formale

Apprendimento caratterizzato da una scelta intenzionale della persona, che si realizza al di fuori dei sistemi sopra indicati, in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese.

Si tratta cioè di un apprendimento erogato nell’ambito di attività pianificate non specificatamente concepite come apprendimento.

Apprendimento informale

Apprendimento che, anche a prescindere da una scelta intenzionale, si realizza nello svolgimento, da parte di ogni persona, di attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero.

Si tratta cioè di un apprendimento non strutturato in termini di obiettivi di apprendimento, di tempi o di risorse. Spesso l’apprendimento informale non è intenzionale dal punto di vista del discente.

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Dovendo affrontare un mondo del lavoro molto competitivo ed internazionalizzato è essenziale infatti che ai giovani laureati vengano fornite alcune competenze indispensabili che non riguardino tanto le conoscenze, che già hanno, ma l’apprendimento in azione (learning by doing) e soprattutto il saper fare (how to do).

Risorse coinvolte nel progetto

Il progetto della Summer School ha ottenuto il sostegno e la collaborazione della Consulta regionale europea, nonché il patrocinio della Rappresentanza della Commissione europea di Milano, dell’Università di Torino, dell’Università della Valle d’Aosta, dell’Università del Piemonte Orientale, di Unioncamere Piemonte e di Confindustria Piemonte.

Siamo inoltre in attesa di analogo patrocinio da parte di altre Università e organizzazioni industriali del territorio.

Importanti aziende e studi legali collaborano al disegno del progetto e intervengono direttamente nella formazione.

Il corso intende creare una realtà collaborativa e d’interazione tra imprese, professionisti e ambiente accademico, finalizzato a fornire competenze operative e trasversali, essenziali nel passaggio dallo studio accademico al lavoro.

La presenza di tali risorse consentirà ai partecipanti di confrontarsi con una modalità di training complementare a quella ricevuta nei loro corsi di studio e che li aiuterà al meglio ad affrontare l’inserimento nel mondo del lavoro o a migliorarne il posizionamento.

PROGRAMMA REQUISITI, COSTI E ISCRIZIONI APPLICATION FORM [divider top=”no” size=”1″]

In Europa e soprattutto in alcuni paesi (come l’Italia) coesistono i problemi di mismatch e di overeducation, ovvero di una formazione non congrua e di titolo di studio più elevato rispetto alle mansioni richieste dal lavoro svolto.

Questo disallineamento penalizza molto i giovani laureati italiani: il tasso di impiego di giovani qualificati in Italia nel 2016 è stato del 52,9% contro la media Europea dell’80,5%.

Il tasso di disoccupazione tra i laureati italiani è tra i più alti dei paesi dell’OCSE, occorre dunque elaborare strategie di intervento sull’orientamento e sulla formazione per ridurre le asimmetrie di competenze e di conseguenza l’elevata percentuale di giovani laureati italiani disoccupati o che scelgono di emigrare.

Secondo la Commissione, il successo della nuova agenda europea dipende in larga misura anche dall’impegno di diversi soggetti istituzionali, oltre all’UE: i governi nazionali, le regioni e gli altri enti locali, le imprese e i datori di lavoro.

Competenze e lavoro: approfondimenti

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