”Eutanasia, suicidio assistito, cure palliative: diritto all’autodeterminazione e tutela della persona”

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Si è recentemente concluso, con una notevole e significativa affluenza di partecipanti, il Convegno ”Eutanasia, suicidio assistito, cure palliative: diritto all’autodeterminazione e tutela della persona”, ospitato nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale. A farsi promotore dell’evento, dando continuità al confronto avviato nel 2022 su tali temi, in seno all’Accademia torinese, è stato ancora l’Istituto Universitario di Studi europei (Presidente, prof. Piercarlo Rossi), attraverso l’Osservatorio RIOHS “Research and Innovative Observatory on Health and Social Care” (Direttore scientifico, prof. Maria Giulia Salvadori), che ne ha curato l’organizzazione in collaborazione con il Dipartimento di Management (Direttrice, prof. Paola De Vincentis), la Scuola Superiore della Magistratura (Referente per il distretto di Corte d’Appello di Torino, dott. Monica Mastrandrea) e l’Associazione “Avvocatura e Famiglia” (Presidente, avv. Giancarlo Savi).

Il Convegno, patrocinato dall’Università di Torino, dal Consiglio regionale e dalla Regine Piemonte, sostenuto dai locali Ordini professionali, da Fondazioni ed Enti di Ricerca in campo oncologico, ha raccolto le voci di autorevoli giuristi (Pizzetti, Vinciguerra, Sartoretti, Campanelli, Ferrante, Savi) magistrati (Dotta, Culotta) esperti di bioetica (Petrini, Rinaudo), oncologi (Fagioli, Aglietta, Garetto) palliativisti (Gamondi, Garetto) psichiatri ( Ostacoli , Campanelli), senza far mancare il contributo di chi opera nella struttura sanitaria con responsabilità anche gestionali (Fenu) ed il punto di vista del Presidente dell’Accademia Pontificia per la Vita (Mons. Paglia).

Dal dibattito, ampio e plurale, è emersa l’urgenza di una disciplina sul fine vita capace di colmare il perdurante vuoto normativo, a cui cercano di sopperire alcune Regioni muovendosi nel perimetro tracciato dalle due sentenze della Corte costituzionale, per evitare il rischio di creare forti diseguaglianze in ragione della diversa sensibilità con cui la questione viene affrontata dai governi locali.

Parità di trattamento anche nell’accesso alle cure, da assicurare quando possibile a livello domiciliare, con efficienza e nel pieno rispetto dei diritti inviolabili della persona: esigenza unanimemente condivisa, e sottolineata con forza, affinché la scelta della morte medicalmente assistita non diventi la risposta all’abbandono, il percorso obbligato dalla mancanza di adeguato sostegno al malato e alla sua famiglia.

In sintesi, pur nella specificità dei singoli approfondimenti, può rintracciarsi un filo conduttore, un minimo comune denominatore nel pensiero espresso dai vari relatori: l’affermazione del diritto all’ascolto, e più in generale a non essere lasciati soli, in qualunque stagione della vita, e dunque non solo (sebbene a maggior ragione) quando il dolore diventa intollerabile e la medicina impotente; presupposto imprescindibile, ricordato più e più volte, sotto diverse prospettive d’analisi, ove si voglia dare dare concretezza al fondamentale ed intangibile diritto di ciascun individuo ad una esistenza effettivamente libera e dignitosa, dal principio alla sua fine.