Il saggio affronta la complessa questione giuridica e filosofica del Santhara, un rituale jainista di digiuno volontario fino alla morte, analizzandone la compatibilità con il diritto alla vita sancito dalla Costituzione indiana.
L’autrice introduce il contesto religioso del jainismo, illustrando i principi di nonviolenza e distacco dal mondo materiale, e spiega come il Sallekhana e il Santhara siano considerati atti di elevazione spirituale piuttosto che suicidi.
Attraverso l’analisi di importanti pronunce giurisprudenziali – da Maruti Shripati Dubal vs State of Maharashtra (1987) a Gian Kaur vs State of Punjab (1996), fino a Nikhil Soni vs Union of India (2015) – il lavoro ripercorre l’evoluzione del dibattito tra libertà religiosa, diritto alla vita e diritto di morire con dignità.
La riflessione culmina nella decisione della Supreme Court of India nel caso Common Cause vs Union of India (2018), che riconosce l’eutanasia passiva e il diritto a una morte dignitosa come parte integrante del diritto alla vita.
L’opera offre una prospettiva critica sull’interazione tra spiritualità, diritti umani e diritto penale, evidenziando il difficile equilibrio tra il rispetto delle tradizioni religiose e la tutela della vita nell’ordinamento giuridico contemporaneo.
Keywords: Santhara, Sallekhana, jainismo, diritto alla vita, diritto alla morte, eutanasia, India, libertà religiosa, diritto comparato, etica, diritto penale, Supreme Court of India, Common Cause vs Union of India, Gian Kaur vs State of Punjab, P. Rathinam vs Union of India, Maruti Shripati Dubal vs State of Maharashtra, Vanessa Danna, Istituto Universitario di Studi Europei, suicidio rituale, dignità umana.